Stilo è disposto ad anfiteatro con un andamento a gradoni alle falde del monte Consolino sulla cui vetta si trovano i resti di un ampio castello fortificato fatto costruire da Ruggero il Normanno nell’XI secolo, di cui restano oggi i ruderi delle mura perimetrali che disegnano un impianto di forma quadrata rafforzato da torri. Anche Stilo ha subito gravi danni dal terremoto del 1783 per cui è stato soggetto a sostituzioni e a rinnovamento edilizio, tuttavia il tessuto del centro storico risulta ben riconoscibile e prevalente rispetto all’intero apparato urbano. All’ingresso del paese si trova la Piazza Carnovale su cui prospetta la chiesa tardo-barocca, dedicata a S. Francesco, con la sua slanciata facciata settecentesca e l’importante portale in granito locale. Il convento che completa questo notevole complesso presenta un chiostro di particolare interesse. Addentrandosi nella città si giunge prima a Piazza Vittorio Emanuele e poi a piazza del Duomo, la cui fondazione risale ai secoli XIII-XIV, ma del quale rimane solo un grande portale originale. La parte più settentrionale dell’abitato è dominata dalla grande cupola della chiesa di S. Domenico, una costruzione del’600-’700, oggi sconsacrata, annessa all’omonimo convento dove visse Tommaso Campanella, nato nella vicina Stignano. Poco distante dal centro urbano si trova la Cattolica, una piccola chiesa bizantina del sec. X, perfettamente conservata, la cui forma cubica, scandita da quattro colonne in quadrati e sormontata da cinque piccole cupole, mostra la sua piena appartenenza alla tipologia degli edifici sacri del Peloponneso, dell’Armenia e dell’Anatolia.
Altro antico centro della Magna Grecia, Kaulonia, sulla cui area sarebbe successivamente nato l’attuale abitato di Monasterace, fu fondato da Crotone tra la fine dell’VIII e l’inizio del VII secolo a.C. Dopo vari secoli di floridezza e potenza, nel 389 a.C. fu distrutta dai Siracusani di Dionisio I e ricostruita con un impianto urbanistico diverso da quello più antico ma già nella prima metà del I secolo d. C. era di nuovo in rovina. Lungo la S.S. 106, sotto la collina del faro di Monasterace, si trova il Museo Archeologico Kaulonia. Più a valle si trovano i centri di Caulonia e Roccella Ionica. L’abitato di Caulonia è organizzato in tre parti intorno ad altrettanti slarghi o piazze. La parte più in alto si articola intorno all’emergenza maggiore costituita dai resti di un castello con le tracce della cinta muraria e dei bastioni relativi agli ampliamenti cinquecenteschi. Più in basso si trova Piazza Seggio, sede del Municipio. Al centro è posta Piazza Mese con la chiesa Matrice edificata in età medievale e ricostruita in epoca rinascimentale. Interessanti espressioni dell’architettura e dell’arte bizantina e medievale si ritrovano nell’area intorno alla chiesa di S. Zaccaria e nella chiesa stessa dove, nonostante i crolli e la ricostruzione avvenuta a seguito del sisma del 1908, nell’abside si conservano ancora affreschi.rmenia e dell’Anatolia. Roccella Ionica, con in alto, su un costone roccioso, la parte antica della città con gli imponenti resti del castello dei Carafa. Appena valicata la fiumara Torbido, altri centri storici del versante collinare sono Siderno, Locri e poi, in direzione sud, sulle due dorsali che si susseguono, Sant’Ilario dello Ionio e la sua frazione di Condojanni. Proseguendo ancora verso sud, nella valle del Bonamico, si trovano Ardore e Bovalino le cui origini medievali sono rafforzate dalla presenza dei resti delle mura e dei castelli fortificati. Sono nuclei dai compatti tessuti medievali con strade e vicoli che si aprono sul panorama circostante e convergono in una piazza posta al centro dell’abitato facendone così il cuore monumentale dell’aggregato. In questi centri, gli originari impianti medievali hanno subito nel corso del tempo ampliamenti che, soprattutto nel sec. XVI, fino al sec. XVIII, hanno dato un significativo impulso all’architettura civile. A Siderno è possibile ammirare Palazzo Falletti, con uno straordinario portale d’ingresso, Palazzo De Moià, con gli originali balconi e un cortile d’ispirazione catalana e Palazzo Englen, anch’esso con un bel portale scolpito. Locri Epizephiri costituisce un’autentica eccellenza dei beni archeologici dell’intera Calabria; l’area della città antica è quasi intatta, perché non è stata sovrastata da urbanizzazione moderna, e per questo motivo costituisce un contesto di particolare rilevanza, in cui è possibile analizzare la storia della città dalla fondazione fino alla fine del mondo antico. L’antica città di Locri, fondata alla fine dell’VIII secolo a.C. in località dove già era sorto un centro di Italici, conobbe il suo massimo splendore nel corso del VII-VI secolo a.C. fino alla sua decadenza a seguito della conquista romana nel III a.C. Divenuta municipio romano nell’89 A.C., nel II d.C. con lo sviluppo dei latifondi, la città iniziò a perdere il suo ruolo egemone nel controllo del territorio. Le aree archeologiche visitabili sono tre: il santuario e il tratto di mura di Marasà-Parapezza, il santuario extramuraneo e i quartieri di Marasà Sud-Centocamere e il teatro. Sono, inoltre, raggiungibili alcuni settori della cinta muraria urbana – in particolare, le due torri di Marzano, sulla collina della Mannella, e la torre di Castellace, sull’omonimo rilievo – e l’edifico romano di Portigliola. Sono, inoltre, raggiungibili alcuni settori della cinta muraria urbana – in particolare, le due torri di Marzano, sulla collina della Mannella, e la torre di Castellace, sull’omonimo rilievo – e l’edifico romano di Portigliola. A Sant’Ilario dello Ionio caratteristica è soprattutto la frazione di Condojanni, un piccolo centro incastonato su uno sperone roccioso con una struttura medioevale al cui ingresso è posta una vasta piazza sulla quale prospetta la chiesa di S. Antonio Abate. Lungo le strade che conducono alla sommità dell’abitato si incontrano alcuni interessanti edifici come la chiesa bizantina di S. Caterina e alcuni palazzetti baronali. Sulla sommità dell’abitato sorge una torre quadrangolare saracena del sec. XI e, accanto ad essa, i resti dei torrioni e delle mura di cinta del successivo castello normanno. Pregevole è il tessuto urbano del piccolo borgo medioevale di Bovalino, composto da tre piccoli nuclei, tra cui il borgo-castello è sicuramente il più interessante. Nella zona più meridionale dell’area si collocano Brancaleone, Bova Marina e Palizzi, tutti di origine medievale. L’antico scalo di Bova, detto in greco Yalo tu Vùa, Marina di Bova, crebbe come entità urbana a sé stante alla fine dell’Ottocento sulla baia di Capo San Giovanni D’Avalos, il più elegante promontorio dello Jonio. Il territorio, ricco di storia, è anche uno dei più preziosi siti archeologici della Bovesìa. Vanta infatti uno straordinario prestigio grazie ai ritrovamenti di carattere archeologico: il sito, oltre a recare tracce di un insediamento del periodo protostorico, databile al X sec. a.C., conserva i ruderi di una villa romana, di un acquedotto e di alcune tombe, e il basamento di una struttura databile al IV sec. d.C., identificata come sinagoga soprattutto per la presenza di un pavimento musivo recante simboli della tradizione iconografica ebraica, la menorah, lo shoffar, il cedro e la foglia di palma. Essa sarebbe la più antica in Occidente dopo quella di Ostia Antica. Brancaleone e Palizzi mostrano i ruderi di imponenti castelli e chiese cinquecentesche, immersi in una natura superba e incontaminata. Il territorio del FLAG costituisce, quindi, un comparto territoriale sostanzialmente omogeneo sotto il profilo storico-archeologico e presenta notevoli testimonianze culturali di carattere archeologico e naturalistico.