Economia Locale

Da un’analisi dei dati Istat sulle unità locali presenti nei comuni della fascia ionica catanzarese e reggina, si riscontra una forte incidenza esercitata dal settore commerciale (38%), mentre il settore industriale rappresenta appena il 19%, il 32% le altre attività.

È interessante analizzare la scomposizione territoriale delle unità economiche:

  • le attività delle unità locali dell’industria sono localizzate nella provincia di Catanzaro essenzialmente in tre comuni: Borgia, Catanzaro Lido e Simeri Crichi; al contrario, nella provincia di Reggio Calabria, esse si distribuiscono in molti dei comuni della Locride, da Caulonia fino a Bianco, raggiungendo un picco a Siderno;
  • e imprese commerciali sono invece omogeneamente distribuite lungo l’asse viario principale (S.S. 106), con un ovvio leggero aumento in prossimità di Catanzaro Lido.

Altro importante elemento di valutazione per l’analisi economica dell’area è la forte incidenza degli addetti impiegati nel settore pubblico, che ha rappresentato, per molti anni, oggetto di scambio da parte dei politici locali. Il rigonfiamento del terziario pubblico sul piano politico serve infatti ad alimentare meccanismi di raccolta di consenso elettorale attraverso la mediazione clientelare; sul piano economico, questo serve invece a garantire un certo potere di acquisto diluendo così i livelli di consumo. La cultura del posto pubblico è immediata espressione dell’uso in chiave assistenzialistica delle risorse finanziarie esterne.

Agricoltura

L’area cui si riferisce l’analisi presenta una superficie agricola totale notevole estensione. Quasi il 50% della superficie complessiva del territorio interessato dal FLAG è costituito dalla superficie agricola totale (SAT). La superficie agricola utilizzata (SAU) rappresenta oltre il 70% della SAT; della quota rimanente, circa il 20% è rappresentato dalle superfici boscate annesse alle aziende agricole, il 2% da quelle da arboricoltura e il restante 8% da superfici non utilizzate e dalle altre superfici di ambito rurale. Il territorio è caratterizzato dall’alternarsi di fasce pianeggianti che, partendo dallo Jonio, arrivano sino a 200 m slm e tratti in cui la montagna discende in modo ripido fino a tuffarsi nel mare. Le fasce pianeggianti, di origine alluvionale, molto fertili, sono in genere destinate alla frutticoltura specializzata (agrumi) e all’orticoltura intensiva (pomodoro e ortive in genere, serre, …). L’agricoltura riveste un ruolo preminente nell’economia della zona. Nonostante ciò, attualmente il settore presenta una situazione alquanto difforme: infatti, a colture in crisi fanno riscontro colture in fase di espansione territoriale, favorite anche dall’attuazione di leggi e regolamenti comunitari, nazionali e regionali. Comunque le potenzialità produttive e di sviluppo risultano essere ancora inespresse. A tal proposito, una prima considerazione di ordine generale è possibile farla esaminando la produzione lorda vendibile, che è la sommatoria delle produzioni unitarie dei singoli comparti produttivi. Il volume complessivo è al di sotto di almeno il 50% di ciò che potrebbero esprimere le attività produttive nelle loro piene produttività; le stesse potrebbero soddisfare i fabbisogni alimentari non solo della produzione del luogo (che in fatto di consumi alimentari ha acquisito in questi ultimi anni un’evoluzione sia in termini quantitativi che qualitativi), ma anche quelli di altre popolazioni vicine. (Fonte: A.R.S.S.A. Calabria) In linea generale questa magra tendenza è dovuta alle ridotte dimensioni aziendali, ai sistemi di conduzione, alle condizioni di viabilità, alla scarsità di industrie di trasformazione ed alle tradizioni di zona, che danno scarsa considerazione alle esigenze dei mercati, ai processi innovativi attuali, alla necessità di dare maggiore spazio a ordinamenti colturali fondati su specie e varietà pregiate. Un dato strutturale di particolare importanza per l’analisi della domanda e quindi della definizione degli interventi di politica agraria necessaria è rappresentato dalla distribuzione delle aziende e alle superfici a seconda delle dimensioni aziendali. Si tratta in sostanza di un universo agricolo formato in prevalenza da micro-appezzamenti di terra. Appare evidente, quindi, come una fetta del settore agricolo locale di primaria importanza dal punto di vista dei soggetti sociali coinvolti, certamente non irrilevante in termini di prodotto lordo, appaia associata ad aziende in cui l’attività agricola è realizzata su scala ridottissima. La causa è da imputarsi soprattutto a questioni ereditarie (alla morte del proprietario, il già piccolo appezzamento viene diviso fra gli eredi, divenendo una realtà esigua, incapace di dare alcun profitto). Inoltre, nelle piccole aziende sono di difficile introduzione le innovazioni che vanno dalle tecniche agronomiche alla trasformazione e commercializzazione dei prodotti. Scarsi sono, inoltre, i rapporti con il mercato in quanto tutta la produzione viene desinata all’autoconsumo familiare. Nella zona attualmente esistono pochissime cooperative di conduzione di terreni e nessun gruppo di coltivatori associati. L’adesione alle Associazioni dei Produttori è limitata solo al conferimento dei prodotti ove non esiste la possibilità di riuscire a “piazzarli” singolarmente. Non mancano inoltre fenomeni di abbandono dovuti sia al mancato ricambio generazionale nella conduzione e coltivazione degli appezzamenti, sia alla negativa mentalità che si è insinuata nei giovani che non amano praticare l’attività agricola. Dai dati disponibili dall’ultimo censimento sull’agricoltura (2010), si evidenzia un leggero aumento della SAU, mentre di segno contrario è la variazione che si registra per il numero di aziende che diminiuiscono di circa il 26%. Relativamente all’utilizzo del suolo, si evidenzia la limitata estensione delle superfici a seminativi (il 16% della SAU complessiva) in favore di foraggere permanenti (prati e pascoli) con il 42% della SAU totale, pioppeti e superfici boscate (40%), a testimonianza di una tendenza all’abbandono delle colture più impegnative e all’affermarsi delle tipologie agricole che meglio si adattano al terzismo.

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Fonte: elaborazioni su dati ISTAT, 2010

I dati suddivisi per ambiti evidenziano come il ricambio generazionale sia un processo in corso soprattutto nei Comuni della Montagna Litoranea, con il 14% dei titolari al di sotto dei 40 anni ed il 35% di quelli oltre i 65 anni. I comuni della Collina litoranea, al contrario, sembrano essere in ritardo nel processo di ricambio generazionale: i conduttori sotto i 40 anni sono appena il 10% del totale, mentre quelli oltre i 65 anni il 40%. Relativamente alle aziende che producono prodotti di qualità, secondo i dati dell’ultimo censimento sull’agricoltura, nel territorio di riferimento sono presenti più di 150 aziende produttrici di prodotti DOP e IGP. Si tratta soprattutto di aziende di piccolissima e media dimensione: il 22% delle aziende ha, infatti, una superficie compresa tra i 5 e i 9,99 Ha, il 18% tra 1 e 1,99 ettari e il 15% tra i 10 e i 19,99 ettari. Con riferimento al metodo di produzione, nel territorio del FLAG circa il 5% delle aziende adottano metodi biologici. Anche in questo caso si tratta per lo più di aziende di piccolissime e medie dimensioni: il 30% delle aziende ha, infatti, una superficie compresa tra i 5 e i 9,99 ettari e il 24% tra i 10 e19,99 ettari. Le aziende con superficie superiore ai 100 ha rappresentano appena il 2% del totale. La vocazione agricola del territorio interessato dalla SSL si evidenzia anche dai dati sulle aziende di allevamento. Nei 45 Comuni sono, infatti, presenti circa 2.500 aziende con allevamenti, soprattutto di di bovini e bufalini (41%) e di ovini e caprini (40%).

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Fonteelaborazioni su dati ISTAT, 2010

Il territorio del FLAG è, inoltre, interessato da due aree di produzione vitivinicola a Denominazione di Origine Controllata (DOC): Bivongi – che comprende i comuni di Bivongi, Caulonia, Monasterace, Riace e Stilo – e Greco di Bianco, che comprende il comune di Bianco e in parte il territorio del comune di Casignana. Tra i vini anche l’Indicazione Geografica Tipica (IGT) Locride, una delle più importanti IGT della regione Calabria, ottenuta dalle uve prodotte nei territori dei Comuni di Ardore, Bianco, Bovalino, Bruzzano Zeffirio, Camini, Casignana, Caulonia, Ferruzzano, Sant’Ilario dello Ionio, Siderno e Stignano.

Artigianato e piccola impresa

L’artigianato è un settore dalle potenzialità molto concrete che ha nell’area radici storiche e importanti. La forte e secolare tradizione artigianale ha mantenuto fiorente l’economia dell’area fino al suo declino, avvenuto nell’immediato dopoguerra. L’artigianato è in via di estinzione per due ordini di motivi: in primo luogo, le attività artigianali non sono incentivate in misura sufficiente. Un ruolo importante di recupero dei mestieri artigiani potrebbe essere svolto dagli istituti professionali, con dei tecnici che sappiano far nascere nei giovani la voglia di recuperare, modernizzandole, le tecniche artigianali. È chiaro come questa osservazione introduca due problematiche molto avvertite dai soggetti locali:

  • a ricomposizione del tessuto artigianale (tipico e artistico) e la rivitalizzazione del suo dinamismo storico ed economico;
  • il ruolo fondamentale della scuola nell’innovazione delle tecniche artigianali e nella formazione dei giovani artigiani.

Dai dati forniti dalle Camere di Commercio, si rileva che la percentuale più alta di industrie artigiane è registrata nei settori delle costruzioni e dei trasporti, segno che le attività manifatturiere tradizionali non costituiscono più una fonte di reddito per l’economia locale. Va notato come tali imprese siano quasi esclusivamente a conduzione individuale, rivolte all’esiguo mercato locale, come d’altra parte rilevabile anche dalle specializzazioni produttive riscontrate (alimentari di base, legno, abbigliamento). Il settore dell’artigianato, della piccola industria e delle attività connesse con la produzione e la pesca si presenta complessivamente molto debole nel territorio del FLAG, occupando solo una piccola parte della popolazione residente complessiva.

Artigianato artistico e di tradizione

Sul territorio sono state individuate numerose forme di artigianato artistico e di tradizione, la cui valorizzazione consentirebbe di qualificare anche l’offerta turistica complessiva:

  • Tessuti: Le materie prime ancora impiegate sul territorio sono di diverso pregio: la lana, il cotone, la canapa, la ginestra, fino ai cascami di stoffa per la produzione delle pezzare. Storicamente la lana fu il primo materiale ad essere tessuto, successivamente si passò alla seta, alla ginestra e al cotone, che fu importato dagli arabi. Appare ancora interessante e degna di menzione la produzione di tessuto su telaio a Badolato e a Guardavalle.
  • Legno: Oltre agli oggetti occorrenti per il lavoro (cucchiai, ciotole, bastoni, attrezzi agricoli …) nell’area era molto diffusa la fabbricazione di strumenti musicali (zampogne, pifferi e altro) e attrezzi per uso domestico (conocchie, fusi, navette per il telaio). Ancora oggi è possibile acquistare sulle bancarelle delle fiere paesane “cistelli”, “tafarelle”, “panare”, “sporte”, “sedie impagliate”, …
  • Vimini: Riguardo alla lavorazione del vimine, in alcun comuni dell’area sono ancora attive poche botteghe artigiane che producono cesti e stacciuoli con una tecnica apprezzabile anche sotto il profilo della qualità del lavoro.
  • Ferro battuto: Per quanto attiene il ferro lavorato, esistono ancora alcuni artigiani che conservano la professionalità per lavorare il ferro in forme “artistiche”.
  • Ceramica: Un particolare rilievo nel comprensorio assume la lavorazione della ceramica a Squillace e dintorni.

Edilizia

Il settore in cui è maggiormente presente la piccola impresa è quello dell’edilizia, che attualmente – e già da alcuni anni – sta attraversando una fase di profonda crisi. Esso ha avuto un notevole impulso dall’eccessiva crescita della domanda di natura residenziale in cui le imprese prevalentemente operavano, derivante soprattutto, per quanto riguarda le aree marine, dalle edificazioni di seconde case utilizzate prevalentemente in proprio o per affittarle nel periodo estivo. Sarebbe auspicabile una diversificazione della tipologia d’intervento edile indirizzandolo, magari, verso la ristrutturazione delle vecchie case di proprietà, in favore della conservazione del tessuto urbano, resa oggi precaria dalla carenza di interventi per il recupero dei centri storici ed in genere dall’edilizia degradata.

Offerta e domanda turistica

Le enormi potenzialità turistiche dell’area risultano ancora oggi scarsamente sfruttate. Il contesto territoriale potrebbe dimostrarsi di notevole valenza turistica, sia per il clima favorevole, sia per le qualità intrinseche del paesaggio, che lo scarso sviluppo economico ha finora preservato nei suoi caratteri originali, sia per la ricchezza di resti e testimonianze di millenni di civiltà insediate in loco. Assai acuta risulta, però, la carenza di attrezzature ricettive, alberghiere, di ristoro e di supporto; quasi nulla l’offerta di attività ricreative e collaterali, nonostante la presenza di un patrimonio ambientale ideale per un turismo escursionistico. Tutti questi elementi, naturali, storici, culturali, necessitano, per costruire una reale offerta turistica, di un quadro territoriale complessivo che comprenda servizi indispensabili al soggiorno confortevole, attrezzature civili efficienti e agevoli, centri urbani animati ed esteticamente piacevoli, luoghi di incontro, iniziative ricreative e di cultura, artigianato e produzioni tipiche di qualità. Lo sviluppo turistico del territorio necessita cioè non soltanto dell’attrezzatura di alcune località o della creazione di itinerari, ma soprattutto del miglioramento generalizzato delle condizioni insediative e dell’esistenza di un ambiente territoriale complessivo in cui si integrino l’ambiente naturale e quello antropizzato, in una parola del riequilibrio complessivo del territorio. Attualmente l’industria turistica è a carattere fortissimamente stagionale; lo testimonia il fatto che la quasi totalità degli esercizi alberghieri è dislocato sulla costa. La strutturazione del comparto è ancora molto più debole per quanto riguarda gli alloggi (case per vacanze e affittacamere), gestiti in forma imprenditoriale, e quella riguardante il B&B. La conformazione geografica della fascia costiera ionica, caratterizzata da brevi distanze tra gli ambienti marinari e quelli di campagna o di montagna, da un ricco patrimonio ambientale e naturale, dall’esistenza di beni legati all’archeologia, ha offerto, negli ultimi anni, condizioni ideali per lo sviluppo dell’agriturismo. Questa dotazione di capacità ricettiva sembra soffrire contemporaneamente di due mali fra loro contraddittori. Da un lato l’impossibilità di coprire, sia pure con strutture anche di piccole dimensioni, tutti i Comuni dell’area (infatti alcuni dei 45 Comuni inclusi nel FLAG non hanno nessun tipo di struttura ricettiva classificabile nell’ambito alberghiero), dall’altro lato, invece, risulta un evidente sottoutilizzo del parco ricettivo esistente. È da sottolineare come l’area del FLAG sia caratterizzata da indici di permanenza media significativamente più alti rispetto a quelli regionali. Ciò è certamente dovuto in parte al carattere fortemente residenziale dell’offerta turistica, basata prevalentemente su villaggi e alberghi che lavorano su pacchetti di soggiorno prefissati, ma in parte può anche essere addebitato alla varietà dell’offerta, capace di unire alla tradizionale offerta del mare e della costa anche un ulteriore insieme di risorse (montagna, ambiente, cultura) che favoriscono e stimolano un soggiorno di più lunga durata. Una prima valutazione di carattere strutturale evidenzia un tasso di utilizzo assolutamente basso della capacità ricettiva media del comprensorio. Ogni posto letto riesce ad avere circa 66 presenze all’anno. Un indice, questo, che appare del tutto inadeguato rispetto alle potenzialità turistiche del comprensorio, fortemente legata alla stagionalità balneare, strozzata nella capacità di generare occupazione e indotto sull’area. Nel 2015 nel territorio interessato dalla Strategia di Sviluppo Locale si trovano, secondo i dati Istat, 28.179 posti letto, suddivisi come mostrato nella tabella successiva. Se da un lato, il turismo è stato oggetto, negli ultimi anni, di investimenti che hanno portato soprattutto ad una diversificazione dell’offerta, grazie anche alla presenza di alcuni poli a doppia stagionalità e al crescente interesse per l’escursionismo e l’ecoturismo, grazie alla presenza dei Parchi Nazionale e Regionale, quali elementi di attrazione di nuovi flussi turistici, dall’altro si riscontrano anche alcuni punti di debolezza come l’eccessiva stagionalità e frammentazione e la carenza, in alcune zone, di posti letto e di offerta, oltre a un basso livello di internazionalizzazione dei flussi che caratterizza tutto il territorio. Anche se, tuttavia, il contesto territoriale, si colloca in un quadro più generale, sia nazionale che regionale, caratterizzato da importanti variazioni negative dei flussi turistici e una ridotta capacità di attrazione del turismo estero.